Sostenibilità, un termine che fa parte della vita comune, una parola che riguarda qualsiasi settore, incluso quello della moda. Oggi il fashion system non può e non deve trascurare il tema della sostenibilità, dato che il settore genera un ingente (e preoccupante) impatto ambientale.

A parlare chiaro sono i numeri: l’industria tessile è la seconda più inquinante del mondo, seguente soltanto quella petrolifera. Stando ai dati Onu le emissioni di CO2 prodotte dall’industria della moda rappresentano il 10% delle emissioni globali (si stima che aumenteranno del 60% nei prossimi dieci anni).

Acquisire coscienza di questa situazione è fondamentale non solo per i consumatori, ma anche per i brand e i designer. Questi tre attori possono fare la differenza, veicolando concretamente il passaggio dal modello lineare a quello circolare.

Il processo è in atto.

I modelli di consumo stanno cambiando.

Le pressioni dei consumatori e delle organizzazioni sono ingenti e incidono, inevitabilmente, sui marchi che si trovano a fronteggiare questa variazione di esigenze.

L’ondata del fast fashion permane, ma al contempo sembra stia assumendo una veste nuova.

Non si è ancora cancellato un sistema che produce una quantità smisurata di abiti inutilizzati e invenduti. I dati sono preoccupanti in tal senso. Uno studio delle Nazioni Unite evidenzia che l’85% dei vestiti prodotti finisce in discarica e solo l’1% viene riciclato, senza contare i circa 80 miliardi di abiti scartati ogni anno per difetti di fabbricazione.

moda sostenibile

Bisogna agire e i brand, non solo di grandi dimensioni, si stanno muovendo in tal senso, sia attraverso la variazione del processo di selezione delle materie prime, che nel paradigma produttivo che sempre di più punta ad abbracciare la cosiddetta economia circolare.

A mostrare questa sensibilità verso la sostenibilità sono anche gli stilisti di nuova generazione che sostengono un futuro più green e si mostrano attenti alla selezione di materiali innovativi ed eco-friendly, pratiche artigianali e slow, upcycling.

Sembra che tra gli stilisti emergenti la tendenza in atto sia sempre maggiormente quella di scegliere, fin dal principio, la strada della moda sostenibile in modo da renderla parte fondante del suo DNA e della sua mission.

L’attenzione verso questo tema si struttura in pratiche diverse in quanto, come ben sappiamo, la sostenibilità è un concetto molto complesso che non riguarda la sola materia, ma anche il processo andando, quindi, ad abbracciare tutta la filiera.

Oggi sembra che i nuovi designer per approvvigionarsi tendano a prediligere la filiera corta, a cui uniscono la scelta di pratiche capaci di minimizzare gli sprechi, materiali innovativi provenienti dalla natura o dal riciclo di scarti recuperati dal mare, o dal compost. Di grande importanza è anche l’aspetto etico che viene sempre meno trascurato.

Grazie ai numerosi materiali sostenibili scoperti in questi ultimi anni e al contributo dei giovani designer è facile immaginarsi che davvero, il guardaroba nel 2030 sarà sempre più sostenibile.



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Francesca Rizzi
Passionale e determinata. Sono una sognatrice, coi piedi per terra che crede nelle persone e nel loro valore. Penso che l’impegno sia l’unico fattore per raggiungere i risultati auspicati. Sono una consulente manageriale e una digital marketing specialist, amo il mio lavoro che ho scelto e voluto. Sono esperta di moda sostenibile, un settore che amo e che studio ogni giorno.