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Donna, donna e benessere. Donna è un mondo, è un sentire; è una forma mentis, a volte forgiata da vincoli sociali che ne dimenticano affinità, emotività e aspetti peculiari. Non è solo una parola; non è solo un genere. Raccontarne l’essenza è difficile quasi quanto imprigionare l’aria. O il vapore. Il vapore caldo e rasserenante di una fonte sulfurea, sinergia e sintesi dell’acqua che si unisce all’aria. Un femminino quasi sacro che esprime la sua esistenza come una donna quando è pienamente consapevole di sé.
Donna è un mondo, a volte complesso, altre semplicemente complicato. Ne hanno declamato versi i poeti, i cantori; l’hanno narrato romanzi e canzoni. Purtroppo ne riferiscono sempre più spesso le cronache di una quotidianità che, nell’impossibilità di decifrare il mondo femminile, ne viola l’essenza come atto ultimo di un amore odiato e soffocato. Una guerra di genere che esula sempre più dalla necessità di un incontro a metà strada; una visione della donna abbrutita da decenni di misoginia e di oscurantismo culturale, prigioniera dell’incapacità di nutrirsi della sua bellezza e succube della sua miracolosa complessità. Per questo ci sorprende un’ode al femminino e alla sua sacralità, raccontata attraverso l’elemento che più di ogni altro è sinonimo di vita: l’acqua. Un filo rosso che lega acqua, donna e benessere.
D’altronde le prime forme di vita mononucleari sono nate nell’acqua. È nell’acqua che l’uomo trascorre i primi mesi della sua vita fetale. Le grandi civiltà si sono sviluppate sulle rive di grandi fiumi o sulle coste di mari calmi ed accoglienti. I grandi scambi, sociali, economici e culturali, le grandi scoperte geografiche hanno viaggiato sull’acqua e attraverso di essa. Settimane, mesi, anni di navigazione per incontrare popoli, scambiare merci, esportare sete preziose o spezie sconosciute. Addirittura le prime strade dei vini, che oggi raccontano un territorio attraverso le sue eccellenze vinicole, già con gli Etruschi erano vie che viaggiavano sull’acqua del Tirreno. Nei secoli anche le guerre si sono combattute sull’acqua o per l’acqua, in tempi, quelli attuali, in cui il petrolio blu è risorsa inestimabile per luoghi sempre più arsi da un’aridità che ne sta ridisegnando connotati e habitat. Acqua per questo non confinabile dentro i termini di utilità e privilegi economici.
Donna e benessere: “Vapore e Visioni”, mostra fotografica all’Hotel Salus Terme
L’acqua è un po’ il filo conduttore che unisce la storia dell’Umanità. L’acqua è simbolo di vita generata e riproposta al mondo. Acqua, donna e benessere diventano per questo un parallelismo simbolico su cui il mondo è nato e sui cui perennemente si rigenera. “Il Paradiso risiede ai piedi della donna”, recita, con una capacità evocativa mai trovata in nessun altra scrittura sacra, il Profeta nel Corano. La donna si erge al di sopra del Paradiso, ne traccia linee e confini, detta le leggi ancestrali della vita, fluida, calda ed accogliente come l’acqua che sgorga dal centro della Terra. Un percorso di scatti fotografici ne celebra il parallelismo, sintesi sublime di tutto ciò che l’acqua e la donna sembrano custodire come il più geloso dei segreti.
Lo fa in un territorio, quello arroventato della Tuscia, figlio della forgia di Vulcano e del femminino sacro delle sue acque; trama di un tessuto antico vissuto fin dai tempi dell’antica Roma, che individuò nel suo termalismo e nelle sue acque sulfuree, il benessere per alleviare le ferite del corpo e l’armonia per curare quelle dell’anima. La mostra fotografica, ospitata in maniera permanente nelle sale dell’Hotel Salus Terme, custode lungimirante di una visione a tutto tondo del territorio, è figlia del compianto Maestro Sergio Coppi, visionario interprete dell’acqua e del suo corrispondente femminile. Una mostra fotografica dal titolo “Vapori e Visioni. Viaggio nell’immaginario dei luoghi del termalismo della Tuscia”; una valorizzazione territoriale, ma anche sociale, che ribadisce il ruolo centrale della donna e dell’acqua, già decantate da Dante nella Divina Commedia.
Per questo una mostra fotografica che è stata ospitata nel 2014 anche a Martina Franca, in provincia di Taranto; due città unite dal filo dell’acqua, del jazz (JazzUp Festival è ente promotore della mostra), ma anche dal ruolo della donna. Non è un caso infatti che sia la civiltà etrusca in terra di Tuscia, che quella messapica in Puglia, fossero caratterizzate dal riconoscimento di un ruolo egualitario riservato alla donna, spesso assurta a capofamiglia, con diritto a partecipare alla vita politica, sociale, produttiva di due civiltà floride, ricche e sicuramente “futuriste”; soprattutto se si guarda al parallelo per cui la donna in Italia ha visto riconosciuto il diritto al voto solo nel 1945!
Il futuro è donna quindi, ma solo con un occhio al passato.
di Tamara Gori