Pub crawl, la via crucis dell’alcol conosciuta anche a Roma
Pub crawl, il tour della morte che fino ad ora ha già ucciso quattro ragazzi a Roma. John Durkin, statunitense, 21 anni, trovato sui binari della ferrovia a Trastevere a febbraio scorso. Andrew Keith Carr, statunitense, 21 anni, caduto dal parapetto del lungotevere Tebaldi a novembre 2013. Poi nel luglio del 2012 un altro giovane americano di origini coreane, 19 anni, Han Kwang Kee, caduto dal parapetto di Tor di Nona con una maglietta “Pub crawl”. Il primo caso nel 2009, australiano, 20 anni, Keith Jason Scorer, morì nello stesso modo, vicino a ponte Cavour. Vediamo di cosa si tratta e quali sono i locali che, nonostante la sua pericolosità, organizzano questo tipo di eventi.
Il “tour che uccide” striscia senza sosta tra i locali seguendo i percorsi indicati sulle mappe dei pub crawl, eventi organizzati tutte le sere con un unico obiettivo: far consumare ai ragazzi la massima quantità di alcool (e soprattutto di euro) possibili. Addirittura, chi riesce a raggiungere il maggior numero di pub durante la stesa serata, si aggiudica un premio. Come ad esempio un viaggio a Dublino. Il “tour che uccide” come lo chiamano le mamme americane sui loro blog, è diventato un business preciso. Dilagante e inarrestabile come tutte le cose che corrono sul web.
Pare sia diventata un’abitudine il pellegrinaggio organizzato tra i santuari cittadini dell’ebbrezza. Un locale e una birra, un altro locale e un’altra birra e via così, finché il fegato e le gambe reggono.
Non sono passeggiate spontanee, serate matte venute fuori per caso. Si tratta proprio di viaggi metropolitani studiati a tavolino tappa dopo tappa, o forse tappo dopo tappo.
I tragici casi di cronaca e le ordinanze non sembrano aver influito sull’organizzazione delle serate a cui si partecipa con la semplice compilazione di un modulo online. Due i principali spazi nei quali vengono reclutati i giovani dello “sballo alcolico estremo”. www.pubcrawlrome.com (insieme al gemello www.barhoprome.com), il secondo è la piattaforma www.colosseumteam. com.
Al sito si accede attraverso uno spazio di prenotazione online nel quale indicare nome, email, numero di telefono, paese di provenienza e numero delle persone. Con una cifra tra i 20 e i 25 euro si acquista un pacchetto nel quale è compresa una guida tra i pub che hanno l’open bar e uno spuntino a base di pizza. In ogni locale si viene accolti da uno «shot» di superalcolico e, dove non c’è l’open bar, si pagano i drink di tasca propria.
Le informazioni interamente in inglese rendono subito l’idea di chi siano i reali destinatari di una tale offerta di «feste supreme»: gli studenti americani a Roma.
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