Una città non è completa se non ha il suo hammam. Siamo nel X secolo dopo Cristo e la bella Sherazade ammalia il suo principe sposo, raccontando novelle appassionate, fino a farlo cadere perso d’amore ai suoi piedi. Si consuma nella notte dei tempi la storia che avvolge questa pratica rituale e purificatrice. La conoscevano i Bizantini e prima di loro i Romani; duecento anni prima di Cristo, Ippocrate dichiarava: “Datemi il potere di creare la febbre e sarò in grado di curare ogni malattia”. E se gli Egizi ne conoscevano proprietà e caratteristiche, furono gli Arabi a rimanerne affascinati quando scoprirono le acque curative dei balnea romani.
Fu proprio il Medio Oriente a fare propria la tradizione dei bagni di calore, attribuendo loro un favore quasi mistico di abluzione sacra e purificatrice nel percorso quotidiano di avvicinamento ad Allah. Una cultura che si estende con Maometto a tutti i Paesi di religione islamica e, con declinazioni diverse e peculiari, ai luoghi ricchi di acque calde e curatrici. Inizialmente furono Marocco e Turchia, soprattutto nel periodo Ottomano nella splendida Istanbul; poi le atmosfere andaluse della Spagna meridionale, così profondamente disegnate dalla presenza florida degli Arabi, per i quali un hammam è luogo eletto di rituali igienici, estetici, terapeutici, ma soprattutto sociali. Di certo però, il ruolo dei Romani non fu secondario nell’espandere anche lontano dalla città caput mundi la tradizione delle abluzioni in acqua calda; probabilmente per questo anche Budapest, Praga, i Paesi del Nord Europa, così ricchi di acque riscaldate dal magma sotterraneo, sono storicamente caratterizzate da terme o bagni termali.
Il filo che lega calore, cura, misticismo è da sempre nell’aura della dimensione sottile dell’uomo; ce lo insegnano anche gli Indiani d’America, così lontani geograficamente, ma così simili nell’approccio al divino; è loro la camera di vapore a curare le malattie più profonde e a permettere la trasmigrazione dell’io cosciente verso quello interiore. Ma le caratteristiche del bagno di vapore sono arrivate anche nel nostro Paese, mutuando rituali e prodotti dall’hammam marocchino e da quello turco, anche nei prodotti utilizzati e nelle atmosfere ricreate. Un hammam nella tradizione araba pura è un luogo intimo, tempio di benessere e bellezza, in cui le aree maschili e femminili sono ben distinte e delineate.
Spesso la porta di accesso si apre su un cortile interno, silenzioso e verde, per poi accedere ad una vera e propria osi di pace, coccolati tra sofà, tappeti berberi, tavolini in ferro battuto e splendide ceramiche zellij, come avviene nelle più esotiche Kasba medio orientali. Gli ambienti interni seguono un passaggio rigoroso: un primo step, dopo la doccia, è il tepidarium, una grande sala calda e umida con panche in marmo riscaldate, in cui il corpo viene preparato gradualmente all’aumento della temperatura e cosparso di sapone nero del Marocco. In questo modo si possono effettuare dei veri e propri peeling, attraverso massaggi energetici. Il secondo ambiente è il calidarium o beit el sakhin nella tradizione araba, una stanza cosparsa di vapore e dove la temperatura media è di 45 gradi; il tutto per favorire la sudorazione e l’eliminazione delle tossine dal corpo. Relax ed energia, in una fusione che permette alla pelle di diventare elastica e malleabile ai successivi trattamenti di bellezza.
L’ultimo passaggio è il frigidarium, con una temperatura più fredda, intorno ai 25 gradi, in cui il corpo è pronto per recepire i migliori trattamenti di benessere: dallo scrub levigante con il guanto di seta kassa, abbinato al sapone di Aleppo, ai trattamenti nutrienti con l’olio di Argan, prodotto artigianalmente solo in Marocco. Un benessere anche emotivo, che mette in relazione con se stessi e con l’altro. Forse è per questo che sempre più hammam hanno pensato a soluzioni non solo individuali, ma anche di coppia, per condividere un’esperienza che rimetta in contatto con le sensibilità più intime di un rapporto a due. Magari delle vere e proprie oasi di pace e relax appositamente studiate in occasione di San Valentino.
Milano è un po’ l’antesignana in questo genere di approccio e in questo contesto ha esordito nel 2002 l’Hammam della Rosa, un team che ha introdotto anche percorsi maschili e di coppia. Torino sembra essere la città dell’hammam per eccellenza, uno su tutti l’Hammam Nour, con percorsi dedicati anche ad esperienze di preparazione al matrimonio, come è nella tradizione araba più pura. Scendendo verso il centro ,Viterbo è città termale per eccellenza, eletta già dagli antichi Romani come luogo di salubrità per le proprietà esclusive delle sue acque. Gratificata da un sottosuolo prettamente vulcanico, che ne caratterizza la pietra e le acque sulfuree, qui i bagni liberi si alternano a strutture professionali dove poter ritrovare benessere, bellezza e salute.
L’hammam dell’Hotel Salus Terme sfrutta esattamente le proprietà anche curative di queste acque abbondanti che sgorgano dal sottosuolo, per realizzare un percorso sensoriale nel rispetto del più antico rituale marocchino: sapone nero, peeling, guanto di kassa, olio di Argan per rigenerare corpo e anima. Un rituale d’amore da dedicarsi magari per San Valentino o per tutti i San Valentino quotidiani che vogliamo festeggiare.
E al sud? L’isola di Capri e la Sicilia sono di certo le scelte d’élite in tema di terme e hammam. Verdura Golf&Spa Resort, a Sciacca, Agrigento, ne è un esempio: presente nel prestigioso magazine di viaggi Condé Nast Traveller, è censita per l’approccio olistico dei suoi trattamenti e per l’uso dei prodotti tipici della splendida terra di Sicilia.
di Tamara Gori
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